#eninonabbandonilachimica, Sanzaro e Tripoli: a rischio il futuro del Paese

Insieme per salvare la zona industriale e convincere l’ENI a rivedere il proprio piano. Questa mattina tutti alla Camera di Commercio di Siracusa come richiesto dalle organizzazioni sindacali e come accolto dal Prefetto, Armando Gradone. L’ampio è partecipato dibattito ha fatto emergere una voce unanime da parte di enti ed istituzioni locali: il piano di Eni è da rivedere, non si può lasciare ad altri un settore strategico come la chimica, l’Eni non può abbandonare il nostro territorio, alla discussione romana sulla vendita di Versalis dovranno partecipare anche i rappresentanti istituzionali del territorio.

“Per queste ragioni – hanno commentato Paolo Sanzaro, segretario generale della UST Cisl Ragusa Siracusa, e Sebastiano Tripoli, segretario generale della Femca Cisl Ragusa Siracusa – tutti i soggetti intervenuti hanno condiviso il documento redatto da Cgil Cisl Uil con la Fulc provinciale. Obiettivo dell’Eni è quello di concentrare le sue attività solo su esplorazione ed estrazione di gas e petrolio riducendo a questa attività, svolta principalmente fuori dall’Italia, un modello storicamente fondato sull’insieme della filiera, dalla esplorazione alla vendita di idrocarburi. A rischio c’è il futuro economico dell’Italia.”

Domani, martedì 12 gennaio (ore 16,00), i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e dei sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil incontrano a Roma il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi per affrontare il tema rovente del futuro della chimica italiana a fronte della recente decisione di Eni di dismetterla con i suoi stabilimenti di Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres, il Centro ricerche (circa 6000 i lavoratori coinvolti tra diretti e indiretti).

Nello stesso giorno previsto un presidio dei lavoratori sotto la sede del ministero dello Sviluppo Economico.

Il sindacato non ci sta e intende contrastare il piano di Eni che prevede la cessione di quote di maggioranza detenute da Versalis (il “braccio” chimico del “cane a sei zampe”, n.d.r.) ad un fondo finanziario SK Capital, del tutto inadeguato di fronte all’impegno richiesto dall’acquisto di Versalis stessa: infatti i numeri, e non le parole, dicono che SK Capital ha investito 1,5 mld dal 2009 ad oggi, mentre solo per l’acquisto di Versalis dovrebbe investire una cifra analoga.

Torna la “maledizione della chimica italiana”, devastata negli anni ’90 dall’intreccio perverso tra affari e politica, spezzettata nel corso degli anni, ed ora sottoposta alla vendita di quel che è rimasto in favore di un Fondo che non ha né consistenza finanziaria, né tantomeno storia nella chimica.

“Si tratta dello smantellamento della chimica italiana – dicono senza mezzi termini Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani, rispettivamente segretari generali di Filctem, Femca, Uiltec, in una lunga dichiarazione proprio alla vigilia dell’incontro – : ci si appresta a chiudere, nell’indifferenza di molti attori, una tra le più importanti pagine dell’industria del nostro paese che ha permesso, attraverso l’integrazione raffinazione/chimica, di offrire una forte spina dorsale all’Italia industriale”. “Non solo si perderebbe – insistono –  una filiera strategica, ma il progetto del management del Gruppo farebbe venir meno all’Eni la sua caratteristica di azienda di “sistema” che garantisce l’insieme del ciclo produttivo, dall’estrazione al consumo”.

La verità è che “dopo la cessione di quote azionarie di Saipem – aggiungono polemici i tre leader sindacali – Eni si appresta a cambiare radicalmente volto per diventare un gruppo che opera esclusivamente all’estero concentrando le sue attività nella ricerca e nell’estrazione di gas e petrolio, operando di fatto come broker oil”.

“Se il Governo – continua la presa di posizione congiunta di Miceli, Colombini, Pirani –  dovesse dare via libera a questa operazione di svendita, magari per qualche decimale di dividendo straordinario, si assumerebbe la responsabilità di scrivere la parola “fine” alla storia della chimica italiana. Inoltre il Presidente del Consiglio dovrebbe spiegare agli italiani come sia stato possibile presentarsi alla Conferenza sul clima di Parigi, forte dei propri campioni nazionali di sostenibilità – Eni in testa – pur nella piena consapevolezza che i possibili subentranti escludono investimenti nella “chimica verde” per concentrarsi esclusivamente in quel che resta della chimica tradizionale, con un forte rischio di spezzettamento dell’azienda. L’Italia, senza Versalis sotto il controllo dell’Eni, non sarà in grado di adeguare il proprio processo produttivo in senso “green” e sarà costretta ad importare questi prodotti sostenibili: altro che modernizzazione del Paese!”.

“Noi siamo decisamente contrari al ridimensionamento della chimica italiana – concludono i segretari – ma non siamo statalisti, ritenendo anche possibili quote di partecipazione  ma finalizzate al rilancio di Versalis.

Alla morte annunciata della chimica per via della decisione del Consiglio di amministrazione di Eni noi non ci stiamo, ed è per questo che chiediamo al Governo e alla politica di sostenere la nostra posizione industriale per il bene del Paese”.

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